Un recente studio condotto da ricercatori dell’Università della California a San Diego ha individuato alterazioni metaboliche che potrebbero essere utilizzate come biomarcatori per predire l’autismo nei bambini, addirittura prima della comparsa dei sintomi. Pubblicato sulla rivista Communications Biology, questo studio apre nuove strade per la diagnosi precoce e lo sviluppo di trattamenti innovativi per questa condizione.
I ricercatori, guidati dal professor Robert Naviaux, hanno identificato 14 percorsi biochimici chiave che risultano alterati nei bambini che sviluppano l’autismo. Questi cambiamenti metabolici, che si verificano nei primi mesi di vita, potrebbero rappresentare i primi segnali della condizione, ben prima che si manifestino le difficoltà sociali, comunicative e i comportamenti ripetitivi tipici dell’autismo.
“Comprendere questi percorsi metabolici ci offre una finestra unica sui meccanismi alla base dell’autismo”, spiega il professor Naviaux. “Inoltre, la loro identificazione apre la porta a nuove strategie diagnostiche e terapeutiche. Potrebbero infatti essere sviluppati farmaci in grado di modulare questi percorsi biochimici e migliorare i sintomi dell’autismo.”
La diagnosi precoce è fondamentale per migliorare la qualità della vita dei bambini con autismo. Intervenendo tempestivamente con terapie adeguate, è possibile favorire lo sviluppo cognitivo e sociale e ridurre l’impatto della condizione. “La scoperta di questi biomarcatori metabolici rappresenta un passo avanti significativo nella ricerca su questo tipo di disturbo. Siamo fiduciosi che questa nuova conoscenza possa portare a diagnosi più precoci e trattamenti più efficaci per questa complessa condizione.”
L’autismo, o meglio denominato disturbo dello spettro autistico, è un disturbo del neuro-sviluppo che coinvolge principalmente linguaggio e comunicazione, interazione sociale, interessi ristretti, stereotipati e comportamenti ripetitivi. Le persone affette da questa malattia possono avere difficoltà a parlare e interagire con le altre persone, possono mettere in atto comportamenti ripetitivi, possono mostrare avversità nei confronti di specifici rumori, fino ad arrivare a comportamenti aggressivi verso se stessi o gli altri, in base al livello di gravità.
Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministero della Salute, in Italia l’autismo colpisce un bambino su 77 nella fascia d’età compresa fra 7 e 9 anni. Le stime indicano che i maschi sono 4,4 volte più colpiti rispetto alle femmine e che sono circa 500mila le famiglie nelle quali è presente almeno una persona con disturbi dello spettro autistico. Tra le cause, molte ricerche hanno indicato delle componenti genetiche, ma molto c’è ancora da comprendere.