Un recente studio pubblicato su Nature Communications dall’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) ha rivelato che l’inquinamento delle acque è principalmente causato dalla cattiva gestione dei rifiuti solidi urbani, con le plastiche in primis. I rifiuti solidi urbani, comunemente conosciuti come “spazzatura”, includono scarti alimentari, carta, cartone, plastica, tessuti, vetro e metalli.
I ricercatori hanno creato una mappa delle aree più colpite, evidenziando che Africa, Cina, India e Asia meridionale sono le regioni maggiormente responsabili delle perdite di rifiuti solidi urbani nei corsi d’acqua. Senza un’azione urgente, il rapporto “What a Waste 2.0” della Banca Mondiale prevede un aumento del 70% dei rifiuti globali entro il 2050, passando dai 2,3 miliardi di tonnellate del 2023 a 3,8 miliardi di tonnellate.
La cattiva gestione dei rifiuti contribuisce significativamente all’inquinamento delle acque, con circa 275 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica generate nel 2010, di cui tra l’1,75% e il 4,61% è finito nell’oceano. Nel 2019, mille fiumi sono stati responsabili dell’80% delle emissioni globali di plastica negli oceani.
Per ridurre i rifiuti, è urgente stabilire un quadro standardizzato per monitorare la produzione, la composizione e i flussi dei rifiuti. Questo aiuterà a valutare l’efficacia delle misure politiche, economiche e tecnologiche adottate per migliorare i sistemi di gestione. Dobbiamo comprendere che la funzione primaria di questi sistemi è proteggere la salute umana e l’ambiente, e come creatori della crisi dei rifiuti, dobbiamo assumere la responsabilità di cambiare il nostro comportamento attraverso pratiche di riduzione, ripensamento e riutilizzo.