Retribuzioni in Italia: il Gender Pay Gap penalizza le donne

In Italia il Gender Pay Gap continua a essere una realtà preoccupante per le lavoratrici, con un divario retributivo che ammonta mediamente a 6.000 euro annui in meno rispetto agli uomini. Secondo i dati ISTAT aggiornati al 2022, il gap è particolarmente evidente nelle retribuzioni orarie medie, con le donne che percepiscono 15,9 euro contro i 16,8 euro degli uomini, pari a un differenziale del 5,6%.

Il fenomeno si aggrava tra i lavoratori con livelli di istruzione più alti: per le laureate il gap raggiunge il 16,6%, con una retribuzione oraria di 20,3 euro rispetto ai 24,3 euro degli uomini. Tra i diplomati, il divario scende al 10,7%, mentre tra chi possiede solo la licenza superiore il gap si attesta al 15,2%.

Settori e generazioni: dove il divario è più marcato

Le differenze si riducono nelle professioni intellettuali e scientifiche, ma sono comunque presenti. Nei settori pubblici, il divario scende al 5,2%, mentre nel privato raggiunge il 15,9%, evidenziando che le donne nel pubblico, oltre a essere in maggioranza (55,6%), godono di una maggiore protezione salariale.

Dal punto di vista generazionale, i giovani risultano particolarmente penalizzati. I lavoratori tra i 14 e i 29 anni guadagnano il 65,5% in meno rispetto agli uomini over 50 e il 38,6% in meno rispetto alle donne della stessa fascia d’età.

Disuguaglianze sistemiche e istruzione

A parità di livello di istruzione, gli uomini continuano a percepire stipendi medi superiori. Nel settore pubblico, le laureate arrivano a guadagnare 23 euro l’ora, ma questo valore scende di 6,9 euro nel settore privato, dove le condizioni economiche sono meno favorevoli per entrambi i generi.

Questi dati sottolineano come il problema non sia solo legato al livello educativo, ma anche a fattori sistemici e culturali, che continuano a influire negativamente sul progresso professionale delle donne.