Le ultime analisi dell’INPS evidenziano ancora una volta un marcato divario di genere nel mondo del lavoro italiano. Le donne guadagnano mediamente il 20% in meno rispetto agli uomini, e il loro tasso di occupazione è nettamente inferiore, fermandosi al 52,5% contro il 70,4% maschile. Questo gap si riflette non solo sugli stipendi, ma anche sulle opportunità di crescita professionale: solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri nelle aziende sono donne.
Nonostante il livello di istruzione femminile sia superiore rispetto a quello maschile – il 52,6% dei diplomati e il 59,9% dei laureati sono donne – queste ultime continuano a faticare nell’accesso a ruoli di prestigio. L’instabilità occupazionale è un altro ostacolo significativo: solo il 18% delle assunzioni femminili avviene con contratti a tempo indeterminato, rispetto al 22,6% degli uomini. Inoltre, il part-time involontario è una realtà che colpisce maggiormente le donne, rappresentando il 15,6% delle lavoratrici, contro appena il 5,1% degli uomini.
Il divario salariale varia a seconda del settore: nel commercio è del 23,7%, nelle attività finanziarie e assicurative arriva al 32,1%, mentre nei servizi di alloggio e ristorazione si attesta al 16,3%. Questo scenario evidenzia come, nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, la parità di genere nel lavoro sia ancora lontana. Le donne continuano a essere sottopagate e sottorappresentate nei ruoli di leadership, un problema che richiede interventi mirati per garantire parità di opportunità e retribuzione.